Sabrina Milazzo – Orsini

 

Sabrina Milazzo

Sono Sabrina Milazzo, artista visiva torinese. Il linguaggio artistico con il quale mi esprimo
è la pittura. I quadri che sto realizzando in questo momento sono ispirati ai pupazzi Ledra
degli anni Sessanta. I pupazzi che io dipingo sono in trasformazione, si stanno
sciogliendo. Lo spettatore guardando il quadro ha un momento di spiazzamento. Si ricorda
dei tempi in cui giocava, sognava; ma i suoi sogni si saranno realizzati o sono andati
distruggendosi? Ha dovuto rassegnarsi?
 

Sono stata invitata a partecipare a questo progetto da Domenico Maria Papa, curatore
torinese, che mi ha coinvolta informandomi della possibilità di collaborare con un’azienda
orafa di Valenza, la ditta Orsini. Sono stata da subito felicissima di immergermi in questo
progetto, in particolare, perché mi entusiasmava l’idea di poter disegnare un oggetto che
poi sarebbe stato veramente realizzato in forma tangibile .
 

Dal primo incontro con Laura Orsini è nata subito sintonia. Abbiamo avuto numerosi
contatti perché il progetto si è concretizzato attraverso la condivisione di idee e di disegni.
Laura guardava, controllava e mi comunicava le sue osservazioni. L’idea del progetto si è
sviluppata proprio grazie al nostro scambio continuo.
 

Per il mio progetto sono partita dall’idea dell’amuleto, del talismano. Ho elaborato
inizialmente due idee basate entrambe sulla mia ricerca pittorica: la prima riguardava la
scritta LOVE in stato di scioglimento, la seconda si ispirava a una mia opera intitolata
Cuore in cui il simbolo dell’amore si liquefa. In questo caso il progetto prevedeva di
realizzare il cuore pendente inteso come un talismano, come un porta fortuna. Entrambi i
progetti piacevano sia a Laura che a me però, considerati singolarmente, non erano
completi, mancava qualche cosa. Confrontandoci e studiando le possibili alternative
abbiamo pensato di unire i due progetti. La scritta da LOVE è diventata AMO, presente
indicativo del verbo amare. La lettera O è stata sostituita dal simbolo del cuore. Il gioiello
ha assunto così un significato ancora diverso: amore inteso come amore universale.
 

La lettera O trasformata in cuore contiene dentro la forma di un utero stilizzata, un grembo
materno a indicare l’amore di una mamma verso il figlio ma anche l’amore verso la madre
Terra. L’idea è che indossando questa collana io amo me stessa ma amo anche chi mi sta
guardando, quindi, amo il mondo e amo l’universo.
 

Quando ho presentato il progetto definitivo Laura è stata veramente brava perché ha
profuso un sapiente impegno per tradurlo, per realizzarlo. Non mi ha mai posto limiti mi
diceva Va bene, è bellissimo questo gioiello. Ce la faremo, lo realizzeremo». Così è stato.
 

Io sono onorata di aver partecipato a questo progetto. Non capita tutti i giorni che un
artista sia chiamato a lavorare con aziende molto importanti. Quindi, sono felice che
Domenico Papa mi abbia coinvolta. Questo tipo di collaborazione ti costringe a un lavoro
diverso da quello che fai tutti i giorni nel tuo studio. Nello studio si è da soli, si lavora da
soli, in questo caso ci si deve rapportare con gli altri. È stato per me stimolante conoscere
Laura Orsini e dover lavorare con lei a due teste su uno stesso progetto.

 

Laura Orsini – Orsini

 

Sono Laura Orsini dell’azienda Orsini, un’azienda familiare di Valenza fondata da mio
padre circa cinquanta anni fa. Oggi io con mio padre e mio fratello Sandro cerchiamo di
portare avanti una tradizione del fare che ogni giorno cambia e alla cui base c’è sempre il
lavoro delle persone, il lavoro artigianale, e questo per noi è molto importante.
 

Con Sabrina Milazzo ci siamo incontrate per la prima volta un anno fa in azienda insieme
a Lia Lenti, storica del gioiello che conosce benissimo la realtà e il mondo della gioielleria
di Valenza. Per me è stato un incontro illuminante e, credo, per entrambe sia stato molto
positivo perché fin da subito ci siamo trovate in sintonia e siamo riuscite a dialogare e
abbiamo trovato un terreno comune su cui riflettere insieme.
 

Il tema della mostra Fragile bellezza era legato al corpo e all’ornamento per il corpo inteso
anche con un valore salvifico. Un ornamento, quindi, che abbia non solo una funzione di
abbellimento ma anche una funzione di protezione, un talismano. Credo che Sabrina, con
il suo disegno, sia riuscita a rendere proprio questo significato.
 

Il gioiello esprime un messaggio universale e non solo personale. È bello pensare alla
persona che indosserà la collana perché indosserà il cuore e sentirà proprio quell’amore
appoggiato su di sé. È bellissimo pensare anche a come questo oggetto sia esso stesso il
frutto di un amore per il lavoro, il nostro lavoro che svolgiamo quotidianamente.
 

La prima volta in cui ho visto il disegno di Sabrina ho intuito che sarebbe stato un lavoro
molto complesso sia di progettazione che di realizzazione anche perché richiedeva
l’intervento di orafi specializzati in mansioni differenti e numerosi passaggi di lavorazione.
Questo non mi ha preoccupato perché in azienda siamo abituati a realizzare anche pezzi
unici fatti su misura in cui studiamo sempre il progetto e il rapporto tra il disegno e
l’oggetto finito. Si cerca di riprodurre quello che è presentato nel disegno anche se non
sempre tutto è realizzabile quando si è al banco dell’orefice. Con il disegno di Sabrina
abbiamo lavorato sul rendere realizzabile il progetto.
Da subito abbiamo immaginato di produrre una collana, non un ciondolo o un altro genere
di gioiello, e abbiamo cercato di definire la dimensione. Nell’idea di Sabrina la collana
doveva essere molto grande. Per un discorso di portabilità, perché volevamo che l’oggetto
finito fosse indossabile, abbiamo lavorato per ridurre proporzionalmente le dimensioni.
Siamo andati poi a lavorare sulle diverse parti del disegno, su come strutturarle l’una in
rapporto all’altra anche in relazione alla scelta dei materiali. Nell’insieme è stato un lavoro
molto lungo di progettazione 3D, di realizzazione, di assemblaggio, di incastonatura, di
pulitura e di finitura. È stato quindi un oggetto di non semplice esecuzione che ha richiesto
tempi lunghi e una lunga serie di passaggi e di lavorazioni.
 

Il progetto Fragile bellezza sta provando a riportare a Valenza la collaborazione tra artisti e
aziende orafe ed è un’iniziativa che trovo molto interessante per quanto riguarda noi
imprenditori orafi perché credo possa dare quella leggerezza che a volte ci manca
nell’affrontare la produzione quotidiana che è spesso finalizzata a scopi commerciali e,
quindi, più pratici. Ritengo sia un’iniziativa importante per l’intera città di Valenza e per le
aziende orafe in particolare perché in altri ambiti, penso per esempio all’architettura, non è
così rara la collaborazione con artisti di vario genere che magari intervengono con la
realizzazione di parti e decorazioni. Questa è una realtà meno abituale per l’oreficeria,
anche se a Valenza ci sono state in passato diverse occasioni di collaborazione. Spero
che questa sinergia continui a Valenza perché porta un contributo all’arte orafa e al nostro
lavoro.
 

Vorrei aggiungere in conclusione una considerazione che riguarda proprio la realizzazione
della collana in merito al valore del rapporto di collaborazione azienda – artista. Questo
tipo di collaborazione valorizza il lavoro pratico, il lavoro delle persone, dei singoli orafi che
sono specializzati nelle diverse fasi della lavorazione. È fondamentale ricordare che senza
il contributo di ciascun orafo non si sarebbe potuto arrivare al risultato finale. Un gioiello è
il risultato del lavoro di tante mani e di tante persone che lo hanno accompagnato in ogni
sua fase, dall’ideazione alla creazione.

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